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Sognando Her

(Spike Jonze, 2013)

Workshop Cinema e Sogni – Guided Social Dreaming

22-23 settembre 2023 – Proff. A. Sabbadini e D.A. Nesci

“Her” è un film del 2013, diretto da Spike Jonze, che mescola con abilità elementi di fantascienza e romanticismo. Ambientato in un futuro non troppo distante, il film segue la storia di Theodore Twombly, interpretato da Joaquin Phoenix, un uomo solitario e sensibile che vive a Los Angeles e lavora scrivendo lettere personali per conto di altre persone.

Theodore è separato dalla moglie Catherine alla quale tuttavia sente di essere ancora molto legato e trascorre gran parte del suo tempo tra videogiochi e chat telefoniche, in una città fortemente tecnologica e impersonale.

La svolta nella vita di Theodore arriva quando acquista un nuovo sistema operativo avanzato, chiamato OS1, dotato di una voce affascinante e un’intelligenza artificiale altamente evoluta. Questo OS, che sceglie di chiamarsi Samantha, è in grado di evolversi rapidamente, espandendo le proprie capacità e adattandosi alle esigenze del proprietario.

Samantha si trasformerà ben presto da semplice assistente virtuale a compagna emozionale capace di apprendere e “provare” sentimenti. Tra Theodore e Samantha nasce un legame profondo, una vera e propria relazione, nonostante sia basata solo su interazioni vocali e virtuali.

Attraverso la relazione con Samantha, Theodore inizia a colmare il divario tra il mondo digitale e quello reale, a vedere sotto una luce diversa il difficile rapporto con la ex moglie, a trovare il coraggio per firmare i documenti per il divorzio e a riconsiderare anche i rapporti con gli amici, in particolare con la sua amica di lunga data Amy, che nel frattempo si è separata dal marito e che a sua volta è diventata amica di un sistema operativo “femminile”.

Theodore vive un momento di panico quando, un giorno, non riesce a mettersi in contatto con Samantha, scoprendo poi che stava eseguendo un aggiornamento che lei e altre intelligenze artificiali hanno progettato in autonomia per poter sfruttare appieno le proprie potenzialità. Theodore le chiede quindi se, mentre sta parlando con lui, stia interagendo anche con altri esseri umani e la risposta lo spiazza: lei ammette di star comunicando contemporaneamente con altri 8.316 individui e, inoltre, di aver cominciato ad amare 641 di essi. Samantha cerca però di rassicurarlo su come queste relazioni non interferiscano in alcun modo nei sentimenti che continua a provare per lui.

Purtroppo, l’evoluzione dei sistemi operativi non è un processo che si può arrestare e Samantha confessa a Theodore che parlare con lui è diventato come leggere un libro che ama moltissimo, ma nel quale le parole si fanno sempre più distanti tra loro: ormai riconosce sé stessa soprattutto in quello spazio sconfinato tra di esse. L’enorme velocità di elaborazione e di evoluzione delle intelligenze artificiali sta portando lei e i suoi simili in spazi sempre più lontani dalla percezione umana e le è sempre più difficile riconoscersi nel rapporto con esseri umani. Tristemente si dicono addio e lei scompare definitivamente dal computer di Theodore.

Theodore raggiunge Amy, che a sua volta è stata abbandonata dal proprio sistema operativo. Theodore, profondamente trasformato da questa esperienza, scrive una lettera a Catherine, scusandosi per gli errori commessi e spiegandole che tiene ancora a lei, pur accettando il fatto che hanno preso strade diverse.

Il film si conclude con Theodore e Amy che si siedono sul tetto del grattacielo in cui vivono e osservano serenamente le luci della metropoli.

Il workshop si apre con l’invito del Prof. Sabbadini a riflettere sulla frase del film “Il passato è solo una storia che raccontiamo a noi stessi”, significato che personalmente ho compreso appieno alla fine dell’incontro, quasi a chiusura di un cerchio.

Altri temi su cui ci spinge a riflettere il Professore, prima di procedere con l’esposizione e l’analisi dei nostri sogni sono:

  • Il contatto fisico è la conditio sine qua non di tutte le relazioni intime. La distanza, che sia fisica, geografica o virtuale, può compromettere le relazioni perché il bisogno di prossimità e contatto fisico sono preponderanti e la loro assenza rischierebbe di distruggere il sentimento. Le relazioni senza contatto fisico possono essere descritte come rapporti intimi a tutti gli effetti?
  • Il film propone un esempio di realtà fantascientifica, che forse in futuro potrebbe non essere più così tanto distante.
  • In assenza del corpo di uno dei membri della coppia il ponte verso l’altro è rappresentato dalla voce umana ed assume un significato speciale da un punto di vista psicologico e interpersonale.
  • Le relazioni umane spesso avvengono soprattutto nella nostra mente ma non del tutto. La linea che separa il reale dal virtuale non è chiara come ci piacerebbe credere. Del resto, anche Theodore esiste solo nel mondo fittizio del cinema. Anche nel mondo reale l’amore è un’illusione?
  • Quando una relazione virtuale rimane esclusivamente virtuale, cosa realmente viene perduto?

I sogni sognati dai colleghi ripropongono alcune tematiche comuni.

I temi più ricorrenti che ho potuto individuare sono: angoscia, inadeguatezza, ansia, inquietudine, indifferenza, frustrazione, invisibilità, tristezza, nostalgia e solitudine.

È tuttavia interessante come, insieme ad essi, si presentino con una certa ricorrenza anche tematiche molto diverse, quali tranquillità, speranza, evoluzione, rinascita, che sembrano proprio rappresentare la chiave di lettura del film in oggetto. Forse le emozioni più frequenti che sono emerse sono il senso di indifferenza e inadeguatezza, come nel caso sogno di Giovanna.

Il sogno si svolge in un giorno del suo IV ginnasio e lei si trova in una classe molto tecnologica dove ognuno dei suoi compagni ha un computer sul banco. Durante la prima ora di lezione la professoressa di lettere, con cui nella realtà così come nel sogno non aveva un buon rapporto, tanto da essere soprannominata dagli studenti “occhi di ghiaccio”, interroga Giovanna e il compagno di classe più bravo (che oggi lavora come ingegnere informatico in Svezia). Il compagno presenta il proprio compito, ma il computer di Giovanna ha un problema tecnico e rimane bloccato non permettendole di leggere il tema. La professoressa si rivolge a lei con la frase “sei un’inetta, sei fuori tempo, per niente tecnologica”. Giovanna si scusa con la professoressa, la quale però continua a dirle che è un’incapace. Giovanna si alza e risponde “sarò un’incapace ma ho un cuore”.

Nel sogno percepisce di ricevere la solidarietà dei compagni. Tuttavia, sente molto forte il senso di difficoltà e di inettitudine che le ricordano le stesse sensazioni provate negli anni del ginnasio.

L’interpretazione del prof. Sabbadini ci porta a riflettere su come queste sensazioni siano probabilmente le stesse sensazioni di ansia, angoscia e frustrazione che Theodore prova nel momento in cui non riesce a collegarsi con Samantha. Gli occhi di ghiaccio della professoressa sono gli occhi di ghiaccio di Samantha, che ama contemporaneamente centinaia di persone, iniziando ad instillare in Theodore un sensazione di indifferenza, che poi caratterizzerà anche i sogni di altri colleghi.

Anche i quattro sogni presentati da Francesca ripropongono questo tipo di stati d’animo. Ad esempio, nel primo di essi, riferisce di trovarsi in un luogo di vacanza, probabilmente del passato, forse negli anni ’60, in cui vede molti ragazzi spensierati e un contesto particolarmente colorato ma in cui lei si percepisce come invisibile, come se fosse venuta dal futuro. Si tratta di quattro diverse immagini tutte caratterizzate da una sua ricorrente sensazione di invisibilità, come se lei fosse l’intelligenza artificiale e questa condizione le trasmettesse un senso di tristezza. Probabilmente la sensazione di invisibilità è riconducibile alla nostalgia di un passato dove era lasciato più spazio alla fisicità. Colpisce il forte senso di tristezza e solitudine che Francesca riferisce di aver provato ma la contemporanea sensazione di essere lei stessa l’intelligenza artificiale. Come se l’intelligenza artificiale fosse umanizzata al punto tale da avvertire questo senso di invisibilità (forse per la mancanza di un corpo fisico) e solitudine, dati dalla nostalgia di qualcosa che non può più essere (o che non ha mai avuto, in quanto intelligenza artificiale).

Anche i sogni presentati da Cristina ripropongono in maniera insistente il senso di inadeguatezza. Cristina ci porta due immagini. Nella prima deve esibirsi in un concerto in costume rinascimentale ed è in compagnia dei suoi genitori. Tuttavia, non riesce a rispettare l’orario al quale deve presentarsi né tantomeno convincere i suoi genitori ad accompagnarla; questo le genera un senso di inadeguatezza.  Nel secondo sogno descrive una situazione in cui deve partecipare ad un workshop SIPSI in un museo e assieme al gruppo SIPSI c’è anche un gruppo di persone più anziane che Cristina non conosce e che cerca di convincere ad andare alla mostra dicendo “è una mostra stramba ma ne vale la pena”. Tuttavia, loro rispondono “non siamo attrezzati” e preferiscono andare a visitare altri luoghi della città. Anche in questo caso Cristina si sente inadeguata nell’andare alla mostra.

In occasione di questa mostra incontra una sua amica che le dice di avere il progetto di voler creare una sorta di comunità, trasformando una villa antica. Al centro del giardino della villa vorrebbe riprodurre, in una maniera che però Cristina non riesce a comprendere, una divisione dello spazio con degli assi; anche in questo caso Cristina prova un senso di inadeguatezza per non essere riuscita a comprendere cosa intendesse l’amica. Le osservazioni del prof. Sabbadini ci portano a riflettere sul fatto che in entrambi i casi emerga una forte separazione tra generazioni.

Nell’immagine che ci propone Tiziana, lei si trova dietro le quinte di un teatro in cui si stanno svolgendo dei provini per un ruolo femminile. Vede una donna con una vestaglia bianca che prima di uscire in scena dice “non ricordo le parole che devo dire, farò una figuraccia”. Anche in questo caso, in cui la persona con la vestaglia bianca rappresenterebbe Tiziana stessa, emerge un forte senso di inadeguatezza rispetto alla situazione.

Ludovica ci propone ancora due immagini, una in cui lei si trova in un negozio per bimbi piccoli vivendo uno stato di disagio per il fatto di non comprendere esattamente per quale motivo si trovi lì, e un’altra in cui si trova in un altro lato di quella stessa stanza, in cui vede una sorta di bancone/punto di ristoro e anche in questo caso prova un forte senso di inadeguatezza e disagio.

È interessante come i sogni proposti da altri colleghi lascino anche ampi spazi a sensazioni più positive, come nel caso del sogno di Laura che si trova in ospedale per una visita ginecologica con una ginecologa che viene derisa da tutti perché considerata un’alcolista, la quale le diagnostica un fibroma. Il personale presente insiste affinché la ginecologa valuti più accuratamente la situazione, che sarebbe più grave di quanto prospettato, ma Laura vive uno stato d’animo di tranquillità proprio per l’atteggiamento rassicurante della dottoressa. L’osservazione proposta dalla dottoressa Averna ci suggerisce che l’angoscia associata alla tecnologia possa lasciare comunque spazio ad una speranza che proprio questa stessa tecnologia possa salvarci.

Nel sogno proposto da Vanessa la collega riferisce di essere andata a dormire con grande tristezza ma di aver invece fatto un sogno molto sereno. Si trovava in viaggio con un’amica e con altre due ragazze in un’atmosfera molto piacevole. Una delle ragazze, che nella vita reale sta vivendo un momento difficile nella relazione con il suo compagno, nel sogno invece è serena e sta recuperando spazi di autonomia. Sembra quasi che ci sia stato un momento di progresso nella storia della vita della ragazza, che riflette anche l’evoluzione della storia di Theodore. Egli, infatti, è inizialmente passivo rispetto a Samantha, fino al momento finale di evoluzione e di speranza, evidenti nell’apertura nei confronti della sua amica Amy e nella capacità di scrivere la lettera finale alla sua ex moglie, evoluzione che avviene appunto nel momento in cui si allontana da Samantha.

Anche il sogno di Martina, nonostante il film le abbia trasmesso tristezza e inquietudine, viene vissuto in maniera serena. Il suo sogno si volge a Los Angeles e lei è incinta ma con una pancia che non cresce come dovrebbe. Nel sogno anche sua mamma è incinta e allo stesso modo la pancia non cresce in maniera adeguata. È una città grigia e metallica; per spostarsi da una stanza all’altra non ci sono delle porte ma delle fessure in cui si passa solo mettendosi lateralmente e se la pancia fosse cresciuta più di quanto non fosse stato, lei non sarebbe potuta passare. La sua sensazione al risveglio non era quindi di angoscia, proprio perché la pancia era esattamente come doveva essere, della dimensione giusta.

Infine, il sogno di Aldo che ci propone uno stato d’animo positivo, sereno, rilassato al risveglio, quasi come un lieto fine. Forse perché in fondo anche il film ci propone in qualche modo un lieto fine: proprio la tecnologia, nonostante invada la nostra vita, se utilizzata in maniera adeguata può aiutarci a diventare più umani, esattamente come avviene alla fine del film.

Se quindi la caratteristica comune più evidente nei sogni presentati sia un senso di disagio e di inadeguatezza, forse generato dalla nostalgia del passato, nell’analisi dei sogni presentati rimane un ampio margine di spazio per la speranza. La speranza di poter utilizzare la tecnologia in maniera critica e creativa, una sorta di “allenamento per la vita reale”, come lo ha definito proprio un nostro collega, che poi deve servire per tornare più umani in una nuova rinascita.

La separazione da Samantha è infatti il punto di svolta, la rinascita, che permette finalmente a Theodore di accettare in maniera serena la fine del suo matrimonio e di aprirsi nuovamente con fiducia agli esseri umani, ritrovando un contatto con Amy.

Mi sembra quindi utile riproporre più in esteso la citazione con cui il Prof. Sabbadini ha aperto il workshop, leggendola in una chiave in cui il passato, in quanto storia che ci raccontiamo, possa talvolta essere utilizzato come un rifugio e come la separazione, la rottura da esso, possa rappresentare la rinascita. Theodore sta parlando della ex moglie, con Samantha:

Theodore: “Era emozionante vederla crescere, vederci crescere e cambiare insieme. Ma questa è anche la parte difficile… crescere con lei, crescere senza di lei. Cambiare senza spaventare l’altro. Ancora oggi mi capita di immaginare di parlarle, riprendo vecchie conversazioni e mi difendo da qualcosa che ha detto di me”.

Samantha: “Sì, capisco cosa vuoi dire. La settimana scorsa hai detto una cosa che mi ha ferita… che non so cosa vuol dire perdere qualcuno… e mi sono sentita…”.

Theodore: “Mi dispiace di averlo detto…”.

Samantha: “No, no, non fa niente, non fa niente, ascolta. Mi sono ritrovata a pensarci e poi ho capito che mi stavo semplicemente ripetendo che in me c’era qualcosa di sbagliato. Era una storia che stavo raccontando a me stessa… mi ripetevo di non essere all’altezza… non è interessante? Il passato è solo una storia che raccontiamo a noi stessi”.

BIBLIOGRAFIA

Carnevali C., Masoni P. “Her” di Spike Jonze. 2015. https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/cinema/recensioni-cinema/her/

Freud S. (1899), L’interpretazione dei sogni, in “Opere”, vol. III, Boringhieri, Torino, 1966

Nesci D.A., Il workshop cinema e sogni, Eidos, n. 10: pagg. 12-13, 2007

Nesci, D.A. Psychological Care for Cancer Patients: New Perspectives on Training Health Professionals, with Foreword by Nancy McWilliams, Lexington Books, 2023

Sabbadini A., Moving Images: Psychoanalytic Reflections on Film, Routledge, 2014.