her - articolo n.10

Riflessioni sul Film Her (Lei)

Il film Her di Spike Jonze, premio oscar per la miglior sceneggiatura originale nel 2013, anticipa un futuro in cui l’uomo sarà ancor più in stretto rapporto con l’intelligenza artificiale (I.A.).

Theodore Twombly, protagonista del film, infelice e solo dopo il divorzio da sua moglie, instaura un legame con un sistema operativo, OS1, di nome Samantha. Non ha la possibilità di vedere una sua immagine ma soltanto di poterle parlare ed ascoltarla. La voce del sistema operativo, ben interpretata dall’attrice Scarlett Johansson, gli permette di poter condividere, discutere, qualsiasi sua emozione o situazioni della sua vita e dell’esistenza umana in generale. Con il passare del tempo il legame si intensifica, Samantha gli chiede di far sesso virtuale, inizia ad essere gelosa, a porsi domande esistenziali e a desiderare un corpo fino al punto di chiedere ad una ragazza di nome Catherine, di impersonarla per avere un rapporto sessuale con Theodore. Ma il nostro protagonista prova una perturbante estraneità (Freud, 1919) ed interrompe l’incontro organizzato da Samantha e ciò segna il primo momento di attrito tra i due.

Theodore confessa alla sua amica Amy, di aver intrapreso una relazione d’amore con un sistema operativo ma, a sorpresa, anche lei le confida di avere un’amicizia con un OS 1 femminile.

In seguito, i due divengono ancora più affiatati, e iniziano ad uscire anche con un collega di Theodore e la sua fidanzata ma, Samantha, in questa occasione stupisce tutti affermando che per lei non avere un corpo fisico è un notevole vantaggio in quanto può risparmiarsi fatti come la morte e il dolore.

Il nostro protagonista inizia a provare sentimenti di gelosia nel momento in cui la stessa Samantha gli rivela che ha rapporti con altri sistemi operativi e in seguito con altri 8316 individui di cui ne ama 641. Nonostante le rassicurazioni a riguardo l’unicità del loro amore Samantha, in seguito, lascerà Theodore confessandogli che l’intelligenza artificiale si sta evolvendo così celermente da allontanarla dalla percezione umana non riuscendo più a riconoscersi nel loro rapporto.

Da un punto di vista psicologico, il futuro inscenato, mette in evidenza la difficoltà sempre più forte dell’uomo a rapportarsi con la propria “Anima” che, in chiave junghiana, rappresenta il principio femminile presente in ogni uomo, sicché l’uomo, nella sua scelta amorosa, soggiace spesso alla tentazione di conquistare quella donna che meglio risponde al particolare carattere della sua femminilità inconscia: una donna che possa accogliere senza difficoltà la proiezione della sua anima.

L’intelligenza artificiale sta accentuando sempre più la difficoltà da parte degli uomini di poter accedere alla propria anima sia come immagine che come funzione. In egual modo alla donna è sempre più complicato accedere alla propria controparte maschile (Animus), il che preclude la possibilità di evolvere la coscienza nei confronti delle proprie parti virili.

Per Theodore la via più “facile” per accedere alla propria “anima”, che lo priva di qualsiasi responsabilità insita in ogni vero rapporto, è proprio rappresentata da Samantha in qualità di proiezioni delle proprie qualità femminili. I sentimenti di angoscia e dolore rispetto alla perdita del rapporto d’amore con il sistema operativo è strettamente legato a quel che Hillman chiamava perdita dell’anima (1997).

Nella stessa Amy, in seguito al suo traumatico divorzio, si può osservare un meccanismo di difesa nei confronti del maschile che la conduce a instaurare un rapporto intenso e costante con un OS 1 femminile. La sua è una vera difficoltà di accesso al proprio maschile interno e quindi esterno (Neumann, 1975).

Il virtuale, in Her, assume un significato alquanto importante rispetto anche al fatto che, come affermava Jung, ogni essere umano ha una struttura psichica innata che gli permette di fare una determinata esperienza. Ogni sistema psichico innato, percepisce il mondo come immagine virtuale sin dalla nascita. Immagini congenite prive di contenuto e perciò inconsce (Jung, 1980).

La solitudine presente in questa epoca futura (ma già presente nell’attuale società cosiddetta moderna), pervade l’intero film sino a culminare in un finale in cui, sia Theodore che Amy, avendo perso i propri partner virtuali, si ritrovano assieme senza bisogno di parole ma con una certa necessità di “contemplazione”.

Ma cos’è la solitudine se non la fuga dall’altra coscienza (inconscio), da quell’amico e nemico esterno/interno che alberga nella nostra psiche profonda, dal cammino del fare anima, dalla temperanza, dalle proprie responsabilità e dalla possibilità di vivere ciò che è reale con tutte le sue benevoli e malevoli contraddizioni?

Ciò che viviamo esternamente è dentro di noi e viceversa. Ma se evitiamo costantemente il con-tatto con il nostro mondo interiore, tutto diventerà esteriore nel bene e nel male.

I nuovi simboli moderni, così come la possibilità catastrofica di rapportarci solamente con l’intelligenza artificiale, ci spingono inconsciamente ad esimerci da qualsiasi responsabilità personale nei confronti del reale, in un puerile e virtuale principio del piacere che preclude di accedere alla sua evoluzione: l’esame di realtà.

Infine, il simbolo esterno deve essere pari o superiore a quello interno altrimenti si arrischia una stagnazione di energia psichica, da cui Jung metteva in guardia già 95 anni fa.

In questo, Theodore, come tutti noi, forse, ha ancora la possibilità di salvarsi.

BIBLIOGRAFIA

  1. FREUD (1919) Il perturbante. In Opere, Boringhieri, Torino.

C.G. JUNG, L’Io e l’inconscio, Universale scientifica Boringhieri, Torino 1967.

C.G. JUNG, Energetica Psichica, Biblioteca Boringhieri, Torino, 1980.

  1. HILLMAN, Il Codice dell’Anima, Biblioteca Adelphi, Milano, 1997.
  2. NEUMANN, La Psicologia del Femminile, Astrolabio Ubaldini, 1975.