Il covid-19 ha in qualche modo normalizzato la mia condizione peculiare e trasformato un disagio in una opportunità di comunicazione alla pari con il mondo esterno. Credo che ogni paziente debba avere la possibilità di incontrare una psicoterapeuta come è successo a me, con la Dott.ssa Corona.
Siamo, invece, spesso lasciati a noi stessi e con unica compagnia la paura di morire, a volte dimenticando di vivere, pur curandoci per rimanere in vita. Lavorare su sé stessi non è mai facile, lo riconosco, ma il beneficio che se ne trae è di gran lunga più intenso del sacrificio profuso. Il lavoro svolto insieme con la psicoterapeuta mi ha permesso di aprire la matrioska ed arrivare al cuore del nocciolo della questione. Avere la possibilità di riflettere sul proprio percorso e non avere modo di trasformare i pensieri in azioni, durante l’isolamento, ha accresciuto in me l’esigenza ‘del fare’, cumulando piccoli progetti e costruzioni che hanno avuto vita in questi mesi scorsi, appena fuori dalla segregazione.
Dopo il trapianto allogenico, ho avuto lunghi mesi di recupero in cui l’isolamento ha abbrutito la mia persona e di conseguenza la mia vitalità e spento ogni forma di desiderio vitale. È stato necessario un confronto con i medici e la ricerca di un aiuto adeguato. E’ qui che ho iniziato il percorso di psicoterapia che la Struttura del Gemelli offre di supporto ai pazienti oncologici. Il lockdown occorso subito dopo la prima seduta, apparentemente avrebbe potuto spezzare, persino impedire, l’evoluzione del percorso stesso. Nonostante tutto, con la dottoressa Corona ci siamo subito adeguate e continuato un’analisi solo via web. È stato mostrare una diversa intimità, che non ha sottratto nulla alla precedente semmai aggiunto. Lo stimolo ricevuto dalla psicoterapia durante il lockdown lo rappresento come con un bozzolo che diventa farfalla, seppur sappiamo che la farfalla non viva molto. C’è un’intensità maggiore con la quale sto vivendo sapendo quanto sia limitato il mio tempo, cerco di spiccare il volo. Nonostante sia di nuovo in recidiva, scoperta durante la fase di lockdown, mi sento più viva oggi che 9 mesi fa, quando ero in remissione, come se ci fosse stato un risveglio, una presa di coscienza non solo della malattia ma del mio essere in vita e
della necessità di un percorso di sostegno psicologico tanto quanto delle chemioterapie ‘per restare viva davvero’.
Durante il lockdown ci sono stati due sogni che mi hanno emotivamente impressionata: nel primo sognavo di essere in viaggio in auto percorrendo una strada che costeggiava il mare alla mia destra, nascosto dalle dune di sabbia e vegetazione, ad un certo punto dovevo svoltare a sinistra perché la strada era interrotta e nel farlo ho trovato davanti a me un muro d’acqua che mi impediva di continuare la strada e mi sentivo intrappolata ma con la convinzione che una via di uscita doveva esserci, e cercavo di inoltrarmi con l’auto in questa piena d’acqua e raggiungere la strada parallela alla precedente che mi avrebbe messo in salvo. Di fronte a me un palazzo disabitato e non completamente costruito, solo il suo scheletro. Nel secondo sogno, sempre in auto, percorrevo una via di Roma molto famosa, Via Cola di Rienzo, e ad un semaforo quasi vicino al ponte affianco un’auto molto démodé e malridotta di un modello non meglio specificato con una donna all’interno molto trascurata, dalle sembianze non curate e con il volto rugoso. Nella ripartenza al semaforo io perdo il controllo della mia auto non riuscivo a gestirla, come se una forza dominasse l’auto e io avessi perso il potere di guida, cercavo solo evitare l’impatto. La mia preoccupazione, oltre lo smarrimento per l’accadimento, era il timore di urtare la macchina della donna al mio fianco, la paura di danneggiarla, considerando già la sua situazione apparentemente disagiata. Da qui mi ritrovo a piedi senza auto ad attraversare il ponte del Lungotevere che mi separava dal rientro a casa, volevo solo fuggire via e tornare a casa, ma parte del ponte era crollato.
Un sogno post lockdown avuto di recente è stato una tempesta di sabbia potentissima, tale da aver sradicato alberi che viaggiavano su nel cielo in modo ordinato in fila orizzontale con le loro chiome e radici perfettamente sradicate, sembravano alieni. Cercavo di ripararmi da questa tempesta che sapevo potente e distruttiva, ma il mio pensiero andava alla mia auto e cercare di raggiungerla per scappare via e tornare a casa e proteggere i miei cari. Mi avvicino all’auto distrutta, mi sentivo derubata di ogni possibilità e via di fuga, impotente ma, cerco comunque di avviarla quando dei poliziotti mi fermano e mi arrestano per aver cercato di scappare (come ci fosse un divieto) e il sogno continua: ero vicino ad un ruscello di acqua e all’improvviso spunta un latitante straniero pericoloso che nel mentre cerca di aggredirmi viene catturato ma rimango con l’angoscia che riesca a liberarsi e venirmi a cercare per uccidermi.
Nel mio percorso di paziente con Mieloma si è creata la possibilità di conoscere associazioni internazionali come IMF (International Myeloma Foundation). Per due anni ho seguito i vari meeting europei e in USA, arricchendo non solo le conoscenze scientifiche ma soprattutto la consapevolezza di avere bisogno di scambio umano, che ho vissuto tra pazienti presenti e scaturito dalle storie di ognuno. Ho riflettuto molto negli anni su questi incontri e quanto mi avessero aiutato e dato forza e ho maturato la convinzione di espormi e poter dare il mio contributo a supporto di tutti i pazienti che possano averne bisogno. Da qui è nata la testimonianza incondizionata con AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma), diventata per me una grande fonte di energia, e in tempi più recenti anche la collaborazione a studi internazionali sulla qualità di vita dei pazienti con MM, attraverso MPE (Myeloma Patients Europe).
Desidero ringraziare la Dottoressa Elisabetta Corona per il suo encomiabile supporto e per il nutrimento ricevuto nel lavoro svolto insieme, la capacità di avermi accolta e fatto sentire a mio agio durante questa forma sperimentale, che nasce dal bisogno di trasformazione e adattamento ai tempi odierni, e segna un’era di innovazione anche nel rapporto psicoterapeuta-paziente. Ringrazio il Dipartimento dell’Ematologia del Gemelli che mi segue da molti anni, e mi ha introdotta e affidata alla dottoressa Corona e conseguentemente dato la possibilità di conoscere l’O.N.L.U.S. DREAMS a cui sono grata per avermi dato la possibilità di proseguire online con lei, la mia psicoterapia.