Simona da circa 6 anni lotta contro il Mieloma, in questo periodo sta vivendo un momento di sconforto e di sfiducia nei confronti della vita e della malattia. E’ una donna molto attiva ed è testimonial della A.I.L. (Associazione Italiana contro le Leucemie), oltre ad essere una testimonial, aiuta lei stessa altre persone che stanno vivendo la malattia, dando sostegno e utili consigli per affrontarla al meglio condividendo la sua esperienza personale. E’ molto aggiornata dal punto di vista medico in quanto è una manager di una famosa casa farmaceutica che produce farmaci per curare le leucemie. Queste sue conoscenze in ambito medico, la sua continua ricerca e la sua naturale propensione alla medicina, le permettono d’essere sempre aggiornata e l’aiutano a capire meglio le dinamiche della sua malattia.
Nella prima seduta Simona inizia a raccontarmi la sua storia e la vicenda della malattia, tra noi si instaura subito un’intesa profonda, ricca di scambi e di opinioni. Simona è una donna che definirei “generosa e sincera”, nel raccontarsi è schietta, diretta e consapevole della sua malattia. Ama la musica ed è appassionata di cinematografia.
Dopo la prima seduta avvenuta nell’ambulatorio del Policlinico A. Gemelli, l’attività ambulatoriale si interrompe improvvisamente per il lockdowon dovuto alla pandemia di Coronavirus, vista la brusca interruzione che avrebbe compromesso il trattamento, appena iniziato, propongo allora a Simona di continuare le sedute sotto una diversa forma, in modalità on-line tramite videochiamata. Simona accetta subito la proposta, è contenta di poter sperimentare questa nuova modalità che impedirà l’interruzione improvvisa ed inaspettata, ci raccordiamo quindi per un nuovo appuntamento così da iniziare questo nuovo percorso.
Durante il periodo di lockdown i colloqui sono sempre molto ricchi di spunti e riflessioni e non hanno perso l’autenticità e l’immediatezza che ha contraddistinto il rapporto terapeutico fin dal primo incontro, senza difficoltà Simona si adatta subito alla nuova forma di comunicazione, pur non avendola mai sperimentata. Durante la videochiamata Simona mi mostra la sua casa e la sua passione per il giardinaggio, non si inibisce nel mostrarmi l’ambiente dove vive e dove trascorre la maggior parte del suo tempo. Spesso Simona è costretta a stare in casa per lunghi periodi a causa della malattia. Gli hobby di Simona sono la sua carica vitale. Entrare in una dimensione così intima del paziente ci fa scoprire quante risorse e potenzialità ha una persona, e questa opportunità è preziosa sia per il paziente che per il terapeuta. Durante il lockdown Simona esternava i suoi stati d’animo riguardanti la malattia e raccontava che il vivere la condizione di limitatezza che adesso coinvolgeva inevitabilmente tutti noi, stranamente la faceva sentire meno sola, condizione di vita che invece per lei era una routine, uno stato di vita a lei molto familiare, come indossare la mascherina, evitare luoghi affollati e stare molto attenta ai contatti, disinfettare spesso le mani. Simona mi raccontava di quando era solo lei a portare la mascherina e di come si sentiva a disagio ed osservata, perché la portava; adesso non era più cosa strana, perché tutti la portiamo.
Anche questa occasione che ci vede coinvolte, presentare un lavoro insieme e condiviso per il webinar, si è svolto in modalità online, ci siamo connesse anche quando Simona trascorreva le vacanze, infatti, durante la sua villeggiatura abbiamo fatto la videochiamata, Simona si trovava in un posto tranquillo e riservato (requisito indispensabile per mantenere la privacy necessaria per il trattamento) vicino al mare. Questa dimensione “vacanziera” quasi surreale, ha comunque permesso d’affrontare temi e contenuti importanti e profondi della vicenda di Simona. Il setting cosiddetto tradizionale, lascia spazio ad un setting meno formale, calato nel contesto più adeguato e consono alla paziente che la fa sentire più serena e protetta, nel proprio ambiente a lei familiare senza togliere nulla al rapporto terapeutico.