Più volte abbiamo sentito parlare di come la pandemia abbia messo a dura prova l’equilibrio psichicodelle persone e di come molte coppie siano “scoppiate” proprio durante questo periodo. Rintracciarne le motivazioni è un compito complesso e delicato per cui immaginare un’univoca risposta è sicuramente fuorviante e limitante. Possiamo piuttosto dire, invece, che le cause che concorrono alla frattura della coppia sono molteplici e che è corretto parlare semmai di concause.
È altresì fondamentale premettere che, in molti casi invece, proprio l’essere in coppia durante la pandemia, è risultata una risorsa fondamentale.
Si può iniziare a riflettere sulla possibilità che, almeno per quelle coppie che sono entrate in profonda crisi, la pandemia abbia portato alla luce delle difficoltà insite nella relazione, già presenti, e che proprio le condizioni e limitazioni dettate dalla pandemia (convivenze forzate, ritmi rallentati, cambiamento di abitudini, smart working) abbiano fatto da detonatore facendo esplodere insoddisfazioni, malumori, risentimenti, a cui non si era data voce prima. Il tempo sospeso creato dalla pandemia e il vuoto delle lunghe giornate imposto dai vari lockdown, la decelerazione improvvisa e imponente, hanno creato uno spazio fisico e psichico dove il confronto con sé stessi e con l’altro è diventato inevitabile.
Gian Ettore Gassani, presidente dell’AMI (associazione matrimonialisti italiani) parla del forte impatto della pandemia sugli equilibri familiari, dichiarando che separazioni e divorzi sono notevolmente aumentatati e che le cause sono da rintracciare nella crisi economica e valoriale causata dal covid.
Va da sé che proprio le coppie più vulnerabili, dal punto di vista economico sociale ed emotivo, siano quelle che abbiano risentito maggiormente della crisi pandemica.
La condivisione forzata di spazi spesso angusti, l’impossibilità di luoghi alternativi dove poter scaricare le tensioni, la chiusura delle scuole che ha costretto i genitori ad organizzare vere e proprie turnazioni per poter gestire i figli minori e l’assenza di istituzioni a sostegno delle famiglie, che si sono ritrovate a gestire lavoro e casa in dimensioni ristrette e claustrofobiche, sono elementi che hanno precipitato la frattura.
Vicende cliniche
Una paziente mi raccontava che durante il lockdown, dovendo lavorare in smart working e avendo una figlia piccola che reclamava costantemente la sua presenza, aveva adibito il bagno a studio ed il water a sedia dove poggiarsi per poter svolgere il suo lavoro indisturbata. Raccontava le difficoltà di gestire figli soprattutto durante le ripetute chiusure della scuola e come questo abbia rappresentato un fattore di stress potentissimo e allontanamento tra lei e il compagno.
Non è un caso isolato. Molto spesso i coniugi hanno risposto a tali difficoltà di coabitazione in un ambiente percepito come opprimente ed oppressivo, rifugiandosi in dimensioni virtuali, in cui il tradimento via chat (anche questi aumentati durante la chiusura) ha spesso rappresentato l’evasione e la via di fuga.
La coppia è quindi sovente divenuta il contenitore del malumore individuale e la cassa di risonanza di tematiche individuali e collettive irrisolte, e non a caso proprio durante la pandemia sono aumentati anche femminicidi e aggressioni intrafamiliari.
A livello simbolico la pandemia ha anche rappresentato lo spartiacque tra quelle coppie in cui è presente la condivisione profonda di valori e della visione della vita e quelle in cui tale comunione risulta assente. Pensiamo alla circostanza della vaccinazione, ad esempio, che ha creato una frattura tra coniugi pro e no vax mettendo in risalto visioni diametralmente opposte, riflesso di difficoltà comunicazionali e di mancanza di condivisione profonda di valori e visioni del mondo.
È il caso della storia di un altro mio paziente, uomo cinquantenne, che giunge in terapia a causa di una crisi matrimoniale che dura ormai da più di un anno. La moglie, insegnante, ha deciso di sottoporsi al vaccino, motivando la sua scelta come dovuta principalmente alla volontà di non perdere il lavoro. L’uomo, contrario alla vaccinazione per principio, percepisce la decisione della donna come un “tradimento” nei suoi confronti.
Il tema ovviamente è complesso e non investe solo questioni salute, quanto il patto di fedeltà implicito nel sacramento del matrimonio che pronuncia: nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore, nella ricchezza e povertà (il paziente è molto religioso) e che implica un sodalizio tra coniugi che, in questo caso, viene “spezzato” da scelte che la pandemia ha imposto principalmente come individuali e che producono una differenza sostanziale tra i coniugi.
Pertanto, la scuola quale istituzione all’interno della quale la moglie del mio paziente lavora, ha assunto per lui un carattere persecutorio su cui addossare l’intera colpa della separazione, guardata attraverso la lente esclusiva e limitata del vaccino. In questa storia, infatti, la scuola entra all’interno della coppia come un’istituzione che divide e detta legge (come una perversa riedizione del “divide et impera” dell’antica Roma), sconvolgendo i precari equilibri familiari e divenendo il motivo a cui attribuire le colpe del fallimento del matrimonio.
Sebbene, almeno superficialmente, la crisi possa essere rintracciata nella specifica circostanza della vaccinazione, resta fondamentale una riflessione più ampia relativa a temi più profondi legati a valori personali e dinamiche affettive.
“Io ero contrario alla vaccinazione… le chiedevo continuamente se e quando si fosse vaccinata e lei non mi diceva niente… questo mi ha creato uno squilibrio… scopro che lei si è iscritta sul sito del Ministero per farsi il vaccino e mi dice che non deve chiedere a nessuno perché ha deciso di farlo…”
Questo breve stralcio di seduta pone in evidenza come la scelta individuale venga vissuta come totalmente al di fuori della coppia e come questo abbia causato un vissuto di esclusione ed isolamento profondi del mio paziente, generando conflitti e perdita di fiducia.
Riflessioni conclusive
La vicenda clinica che ho tratteggiato purtroppo non è un caso isolato, come sottolineato anche dal Presidente dell’AMI (Gassani, 2022). Situazioni simili sono state (e sono tuttora) molto frequenti e mi spingono ad una riflessione importante per la famiglia, spesso diventata un luogo dove la diversità non viene tollerata o quantomeno mal sopportata. Le coppie scoppiate durante la crisi sono normalmente quelle che hanno avuto il bisogno di allontanarsi emotivamente in risposta alla forzata vicinanza fisica e che già da prima avevano delle problematiche soggiacenti legate a dipendenze affettive, temi personali irrisolti, relazioni squilibrate.
In tal senso è fondamentale essere a sostegno delle coppie, accompagnandole verso la comprensione e il rispetto delle scelte che ogni partner può compiere e che sono il riflesso di valori individuali diversi che possono altresì essere fonte di ricchezza piuttosto che di conflitto. Ed è qui che la psicoterapia può giocare un ruolo di aiuto prezioso.
La scuola, anch’essa travolta dalla crisi, si è scontrata con l’impossibilità di far fronte non solo concretamente ma emotivamente a una situazione sconvolgente e dissestante per molti.
Studenti, insegnanti e genitori hanno avuto problemi psichici durante la pandemia e questo pone in luce come ancor più importante sarebbe far fronte comune tra l’istituzione scuola e l’istituzionefamiglia per affrontare periodi di crisi che coinvolgono maggiormente le famiglie con figli.
Questo purtroppo non è avvenuto con la pandemia e le ricadute individuali e sulle coppie non hanno tardato ad arrivare, come constatiamo quotidianamente nel nostro lavoro di psicoterapeuti.
BIBLIOGRAFIA
Esther Perel, Così fan tutti. Ripensare l’infedeltà, Solferino, Milano 2018.
John Gottman, Julie Schwartz Gottman, La scienza della terapia di coppia e della famiglia, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2021.
Gerald R. Weeks, Stefhen R. Treat, Terapia di coppia. Tecniche e strategie per una pratica terapeutica efficace, Franco Angeli, Milano, 2016.
Gian Ettore Gassani, https://www.ami-avvocati.it/news/ 2022.
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ISTAT, https://www.istat.it/it/archivio/270499
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