Nelle Risonanze della Festa del Cinema di Roma di quest’anno, 2022, il Comitato Scientifico dell’ente gestore della Scuola Internazionale di Psicoterapia nel Setting Istituzionale (SIPSI) ha scelto di centrare il workshop cinema e sogni su un film che è stato proiettato per la prima volta 40 anni fa. Una scelta, a mio avviso, frutto di profonde riflessioni.
Esistono pellicole che sono viaggi, storie che si snodano a partire dal reale, nello specifico dalla Natura, per arrivare a quel mondo complesso che è la Cultura umana. Così è Koyaanisqatsi, film sperimentale del 1982 diretto da Godfrey Reggio. È il primo film della trilogia qatsi, che comprende inoltre Powaqqatsi (1988) e Naqoyqatsi (2002). Un film che non ha né trama né dialogo e che per questo potrebbe creare nello spettatore una sorta di smarrimento quasi stupito. Si tratta di un collage di vari filmati, spesso accelerati o rallentati, che vogliono principalmente raffigurare lo sviluppo della civiltà attuale così come la conosciamo noi. Minimalista ma incisiva è la colonna sonora di Philip Glass, un vero cult diventato ormai storia. Perché “Life out of Balance” è in effetti un film che ha scritto la storia del Cinema proprio perché rinuncia alle parole, al conformismo del linguaggio per entrare in quello che Wittgenstein (1922) chiamava il “Mistico”, quella zona d’ombra che rappresenta un’iniziazione, perché rinuncia alla dittatura delle parole per accogliere “ciò di cui non si può parlare.”
Si tratta di un linguaggio che è vicino a quello del sogno, della psicoanalisi (Freud, 1899), e che in qualche modo richiama alla mente una bellissima immagine di un libro di Josif Brodskij (1989) che racconta di viaggi che sono come un trascorrere sull’acqua. E in effetti “Koyaanisqatsi: Life out of Balance” è un’opera poetica, in cui riconosciamo il grido disperato del nostro pianeta e troviamo nuovi motivi per preservare ciò che rimane della Natura, creando una nuova empatia tra noi e il mondo, “un nuovo equilibrio che possa durare per sempre nel rispetto reciproco”, come scrive Anna Bertoli.
Nel Dizionario Morandini si legge: “Il titolo significa ‘vita squilibrata’ ed è una parola Hopi, tribù di pellerossa coltivatori e vasai che attualmente vivono in una riserva nel Nord dell’Arizona. È un documentario lirico ecologico senza commento con una colonna musicale di Philip Glass di jazz-rock sinfonico-mistico-corale. Nella prima parte sono esaltate le bellezze della Natura – con accanito ricorso a tramonti, albe, nuvole, ombre di nuvole altamente accelerate; nella seconda parte, immagini della Cultura – canali, oleodotti, raffinerie, acciaierie, strade, autostrade, parcheggi, esplosioni atomiche, folle nelle città. I momenti affascinanti non mancano, ma il continuo ricorso al rallentatore, al teleobiettivo, all’accelerazione diventa alla lunga stucchevole e rivela, paradossalmente, una sfiducia nelle capacità espressive dell’occhio, dell’obiettivo ‘normale’.”
Indimenticabili le sequenze verso il finale, con la cinepresa che insegue i detriti in fiamme di un razzo precipitato e le scie di vapore bianco e fumo in contrasto con il cielo azzurro. Alla fine della sequenza, sullo schermo compaiono la traduzione del termine “Koyaanisqatsi” e della profezia cantata durante l’ultimo brano del film. Il film si conclude con una ripresa di arte rupestre simile a quella presente all’inizio della pellicola.
Il noto critico cinematografico statunitense Roger Ebert ha ritenuto che il vero messaggio di Reggio sia “che la natura è meravigliosa e che la civiltà americana è un depredatore putrefatto che sta imponendo all’uomo una vita folle”. Ebert aggiunge che nonostante l’utilizzo di una parola hopi come titolo del film, nelle immagini non viene mai mostrato alcun indiano Hopi, segno che per Reggio ciò che si vuole mettere in contrasto non è tanto l’idea di una Cultura che sa convivere con la Natura e di un’altra che la depreda, ma l’idea di un mondo abitato da esseri umani ed uno senza, in cui la Natura si manifesta in tutta la sua magnificenza.
Tuttavia, Ebert ritiene il messaggio di Reggio privo di una riflessione profonda, limitandosi il regista a contrastare la vita fuori controllo della modernità con un sentimentale “ritorno alla natura più pura”. Reggio non comprenderebbe insomma che la condizione misera dell’uomo moderno è data da fenomeni come il razzismo, la disoccupazione o la criminalità e che il messaggio ambientalistico di Koyaanisqatsi sarebbe fin troppo semplicistico.
Queste argomentazioni, in ogni caso, riguardano l’aspetto tematico del film: di Koyaanisqatsi Ebert elogia invece la resa estetica, descrivendolo come “un’esperienza visiva ed uditiva impressionante” ed affermando che Reggio e Glass hanno realizzato “splendide immagini e suoni”.
Cosa sogneremo nella notte del 15 ottobre 2022, nel workshop cinema e sogni di Koyaanisqatsi? Cosa scopriremo, grazie alla cross fertilization tra cinema e psicoanalisi, con l’aiuto del Guided Social Dreaming che sarà condotto dallo psicoanalista che l’ha inventato e dal nostro Docente di Antropologia Filosofica? Sarà il “terzo tempo” del workshop cinema e sogni, quello in cui lo Staff si ritrova con alcuni dei sognatori a rivisitare l’esperienza, a dircelo… ed io mi propongo fin da ora come osservatrice volontaria di quella futura esperienza.
BIBLIOGRAFIA
Bertoli A., Life out of Balance, uno dei primi film ambientalisti della storia in Le conseguenze della musica;1977 Magazine.com;
Brodskij I.A. (1989) Fondamenta degli incurabili. Adelphi, Milano,1991;
Dodds R., A new director finds ‘magic’, in The Times-Picayune, 6 gennaio 1984;
Filho R.E., Koyaanisqatsi. Un nome impronunciavel para uma obra no minimo fascinante, in DivirTa-Se O’Estado de S. Paulo – Sexta-feira, 26 ottobre 1984;
Freud S. (1899) L’interpretazione dei sogni, in Freud S. Opere vol. III, Boringhieri, Torino;
Morandini L., Morandini L., Morandini M.; Morandini 2022, Dizionario dei film e delle serie televisive, Zanichelli, Milano, 2021;
Librarian of Congress Names 25 More Films to National Film Registry su loc.gov, Library of Congress, 27 dicembre 2000;
Roger Ebert, Koyaanisqatsi Movie Review & Film Summary (1983) | Roger Ebert su www.rogerebert.com.
Wittgenstein L. (1922) Tractatus Logico-Philosophicus, Feltrinelli, Milano, 2022.